Aldo Stefanelli: “Problemi del nostro tempo”

 

La Collana Editoriale di Fumarola Editore – Taranto

Teoremi Meridionali : “Teorema è ogni principio fondamentale che, a monte dell’impostazione di una disciplina, regola con rigorose dimostrazioni verità ineccepibili.

Nella formazione si identifica con la interpretazione dei fatti che individua un rapporto fra una serie di episodi apparentemente con connessi.”

 

Ho letto nelle introduzioni di Piergiorgio  Acquaviva e di Domenico Amalfitano al libro di Aldo Stefanelli: “Problemi del nostro tempo”, due affermazioni di carattere valoriale: “L’intellettuale deve incarnare la coscienza critica degli uomini e degli avvenimenti della sua epoca e perciò stesso farsi educatore e punto di riferimento, in ogni tempo, segnatamente nel presente.”, e poi che occorrerebbe  “Uscire dal labirinto della omologazione, dell’indifferenza, dell’apatia, e di non affogare nell’individualismo autoreferente di una società sempre più incerta e disorientata.”

L’art. 21 della Costituzione sancisce la libertà di opinione di ogni cittadino e il rispetto della idea personale. Con rammarico occorre sottolineare come, proprio in questa società del nostro tempo, non soltanto è difficile esprimere opinioni, ma sembra che l’opinione possa apparire inopportuna, quanto meno non condivisibile, ma soprattutto importuna.

Tanti i temi che Stefanelli ha inteso mettere in discussione ed affrontare razionalmente: “L’allontanamento dalla norma, uomini si diventa, il problema donna, amore, sesso, il lucro illecito, per non dimenticare, pensando al domani, la legalità …”, basterebbe leggere i titoli per entrare in sintonia con quanto la saggezza di Aldo è riuscito a conservarci ed a proporci per vivere meglio il nostro tempo.

Con Aldo, poi, siamo vecchi amici di trincea, perché non sempre l’esprimere delle opinioni comporta benefici. Dalle pagine di “Controra” abbiamo combattuto la mafia, il racket e l’usura, quando nessuno osava nemmeno parlarne in piazza tra amici, oltre a recuperare la memoria e i segni del passato. E’ rimasto lo sfilacciamento della società e la difficoltà di vivere per molte famiglie che pur sono parte della società, ma private dell’energia vitale. Non so cosa sia cambiato e se è cambiato qualcosa! La speranza rimane sempre consentita.

Nella società attuale capita molto spesso che a pagare sono proprio coloro i quali riescono ad esprimere una opinione, un giudizio che possa richiamare al corretto utilizzo del potere e delle regole, ma anche ad un equo comportamento verso tutti i cittadini che, per molti, non sono uguali.

Il riferimento non va alle lobbies, loro hanno una storia a se che certamente ha influenzato l’opinione e le attenzioni della gente sulle differenziazioni di classe, ma alle smanie personali, alle simpatie individuali, alle ripicche banali di quanti sono preposti al rispetto ed al controllo della regola che, invece, molto spesso viene adeguata ai propri usi e consumi. I diritti finiscono col trasformarsi in richieste  illecite, quasi in pretese.

 

Absit inuria verbo

Una devoluzione morale senza precedenti che non  permette di reagire in quanto si entra in un conflitto impari per cognizioni, per vizi e per procedura che quel cittadino non conosce, in quanto coperte da ricerca epistemica.

Ecco, questo stato di cose, assurto a sistema, ha occupato moltissimi settori della vita pubblica, mentre il legislatore si preoccupa di avviare regolamenti che riguardano la concertazione, l’arbitrato, la partecipazione sindacale e popolare: qualsiasi opportunità per ricercare una conciliazione bonaria che non avviene quasi mai.

C’è da chiedersi: “Forse manca il controllo?!

Si assiste ad un ampliamento dello stato di ostilità che coinvolge sempre più persone e non si sa più a chi rivolgersi. La paura coinvolge molte persone e crea un modo di pensare che è sistema non certamente a favore del diritto, ma del più insolente e furbo per cui capita di dover lottare contro gente che non ha alcun diritto, tranne quello di dover mantenere per se quanto sottratto agli altri. 

Se ci si rivolge ad un funzionario di banca per ottenere un prestito, il funzionario deve soltanto verificare i dati essenziali e la sua solvibilità, non può prendersi il lusso di decidere se concedere o meno un prestito per motivi personali e presunti tali. Allo stesso modo, qualsiasi dirigente preposto alla equa applicazione delle norme che regolano i diritti della gente, non può permettersi di decidere personalmente e di non rispettare alcuna priorità, tanto meno sentenze, ordinanze, e normative.  

Quando si esprime una opinione, invece di essere ascoltati e magari anche considerati per aver precorso un problema, si finisce con l’essere considerati di rottura e di fastidio allo svolgimento delle proprie faccende.

Come è possibile arginare questa tendenza spogliante che blocca il progresso e trasforma la vivibilità, andando ad intaccare i principi che reggono la morale e suggeriscono una corretta etica, ma anche a rompere quei pochi legami di fiducia e di rispetto, di cittadinanza e di normalità che ancora pervade il cittadino che paga le tasse e non chiede niente in cambio, tranne il corretto utilizzo del denaro pubblico e la giusta applicazione delle norme che regolano i diritti.

Parlare di attualità rimane impresa difficile, ma doverosa e coraggiosa e credo che occorra ringraziare persone come Aldo Stefanelli che si assumono l’onere di ricordare, ma anche di denunciare e di riflettere sulle difficoltà del tempo attuale che riportano alla delinquenza comune, alle organizzazioni criminose, ma a quella parte di società civile che dovrebbe arginare il male e considerare la cosa pubblica un bene da salvaguardare e l’uomo il protagonista unico di un agire capace di renderlo cosciente e responsabile

 

Non credo che la mediocrità assurta a sistema possa lenire quel senso di scoramento che ormai investe la maggior parte delle persone che sempre meno sono in grado di capire le scientificità operative adottate negativamente da certo personale preposto alla difesa dei diritti del cittadino determinando un ulteriore scadimento di questa nostra società.

 

 

Riflessione:

Siamo a Pulsano, la terra di Aldo Stefanelli, la mia terra, la terra che dona gioie e dolori; una terra in cui si è sempre mescolato il sacro con il profano, il fiore della intelligenza (A.) con il marcio della criminalità; l’esaltazione della persona umana con il degrado assoluto della stessa persona.

Siamo qui per presentare non un racconto, tanto meno un riporto di interviste o delle considerazioni di lavoro. Siamo qui per presentare le idee, le opinioni attorno alle problematiche della vita contemporanea, attorno ai problemi della vita contemporanea.

In questi giorni si fa un gran parlare delle difficoltà e delle storture che vanno caratterizzando il vivere quotidiano. Manifestazioni pro e contro, la politica che annaspa, le istituzioni che soffrono per guide inefficaci e spesso denigratrici. Il cittadino non sa a chi rivolgersi e come fare, molto spesso, ad ottenere i propri diritti acquisiti e consolidati da una lunga permanenza nel dovere. Una sorta di rapina latente che non leva denaro o beni preziosi, ma opportunità nuove di vita. Si avverte diffuso un senso di precarietà e di incertezza che qualcuno, all’improvviso, spinto da antipatia, da arroganza o da un desiderio qualsiasi, venga a levarti il senso della vita che hai costruito per tanti lunghi anni di militanza lavorativo, di impegno professionale, di ricerca per partecipare al miglioramento della vita.

Da più parti si avverte e si denuncia questo stato di degrado e di abbandono, di schiacciamento delle regole e di utilizzo delle stesse a proprio uso e consumo.

Sua Santità, domenica scorsa, ha richiamato fortemente i cristiani a reagire alla arroganza, alla ingiustizia, alla corruzione. Qualche giorno prima Emma Dante, della antimafia, aveva con forza chiesto agli opinionisti e scrittori di denunciare lo stato di degrado in cui è caduta la società italiana denunciando soprusi e corruzione.

E’ il segno della decadenza; è il segno che il senno e la consapevolezza dell’andamento delle cose sembra essere precipitato nella indolenza, nella indifferenza, nel disinteresse, nello sballo, come dicono coloro che hanno fumato.

Ecco l’opinione! A parte le difficoltà di interpretazione razionale dei fatti dell’uomo e della società, l’opinione è oggi una sorta di auto- condanna. I sistemi sono talmente stretti e chiusi che difficilmente chi è fuori può ottenere giustizia. In questo c’è anche da considerare una sorta di zona franca di quanti non sono costretti a pagare personalmente e quanti non pagano di tasca loro, ma fanno ricadere due volte sulla società le loro malefatte, le loro furfanterie.

Mi sembra di dover affermare che questo incontro non è soltanto una occasione per presentare una pubblicazione, ma una forte opportunità per guardare dentro le cose, per guardare dentro di noi e per ergerci a testimoni oculari del nostro tempo, nel senso di dover essere partecipi e responsabili dell’agire pubblico, sottolineando il fatto che essere cittadino significa riguadagnare la sovranità.

 

Ci sono molti sodalizi fondati su sani principi etici. Uno di questi è quello rappresentato dai galantuomini rimasti in circolazione. A loro si chiede di non aver paura e di non preoccuparsi qualora dovessero perdere qualche diritto in nome della verità e della giustizia. E’ un onore perdere un diritto personale se si lotta  per far emergere la regola ed educare i meno protetti, ma più di tutto,  per far regnare la equità tra i cittadini, sia di fronte alla legge che di fronte al diritto. 

 

Cosa fare per non sentirsi a disagio verso se stessi e verso i propri figli! Non si riesce ad ottenere più nulla, tranne che il passaggio spedito e irrazionale da un pensiero all’altro, da una idea all’altra, da un comportamento all’altro, da una persona all’altra; pare che in questo modo non si perda tempo, si mescolano le carte e si può ricominciare daccapo, magari con le stesse persone che ieri sono state gettate nella polvere e che oggi hanno foderato a nuovo il loro agire scellerato e illegale e probabilmente sono anche in grado di elargire piaceri, così, proprio alla maniera del signore medievale che doveva dimostrare la sua prodigalità, ma anche il suo rigore, quando passava in rassegna i castelli del suo feudo.

 

Salone della Cultura  8.11.06 – Salone Parrocchiale 13.12.06